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domenica 11 febbraio 2018

GLAS MÜLLER SFRUTTA I LAVORATORI
E LICENZIA CHI SCIOPERA
Sembrano storie del secolo passato, narrate da Emile Zola nei suoi romanzi, quando scioperare poteva essere pericoloso ed esporre a gravi conseguenze per la vita di chi decideva di non abbassare la testa.
La realtà ci racconta che ancora oggi, in tutto il mondo, scegliere di lottare e pretendere condizioni di vita migliori o il rispetto dei propri diritti minimi e inalienabili, può portare a gravi contromisure da parte delle aziende presenti anche nei paesi a capitalismo avanzato come l'Italia. Se in Sudafrica, in Asia o America Latina scioperare può ancora comportare il rischio di rimanere uccisi dalla repressione, le forme repressive adottate nelle cosidette democrazie sono più sottili, “regolamentate” da una legislazione che permette ai padroni di fare il buono e cattivo tempo della vita dei lavoratori. Legislazione che negli ultimi anni, anche attraverso l'abolizione dell'articolo 18 ed alla precarizzazione del lavoro, ha contribuito a facilitare i licenziamenti.
Negli ultimi mesi è emerso che alla Glas Müller, una storica azienda presente nella ricca città di Bolzano, dopo il licenziamento di un operaio ed al successivo sciopero solidale che ne chiedeva il reintegro, altri due operai, poco prima di Natale 2017 sono stati licenziati. Ufficialmente per “motivi disciplinari” e “inadempienze”, in realtà perchè non hanno abbassato la testa di fronte ai diktat aziendali ed alle continue richieste di straordinari e flessibilità a senso unico. Si tratta di licenziamenti che rispecchiano quale sia l'aria che si respira in azienda, sempre più pesante in seguito al tentativo di mettere in discussione le decisioni di Christine Müller. La risposta della padrona prima del licenziamento si espresse inizialmente attraverso la sospensione dal lavoro e con il tentativo di isolare gli scioperanti all'interno della fabbrica, cercando di allontanare il resto degli operai da chi aveva alzato la testa, attraverso allusioni e velate intimidazioni.
Quello che emerge da questa vicenda è la profonda solitudine in cui settori sempre più ampi di lavoratori si trovano, lì dove il sindacato ormai non conosce più la parola lotta ma è ridotto ad uno sterile apparato burocratico: gli operai prima di organizzare lo sciopero si erano infatti rivolti alla Cgil, che poi nulla fece per difendere i lavoratori in lotta anzi, prese le distanze dallo sciopero contribuendo a facilitare il loro successivo licenziamento.
Libertà di pensiero, diritto di sciopero non sono un regalo concesso da qualche sovrano illuminato ma sono il risultato di una secolare lotta degli oppressi per liberarsi dalle catene di chi comanda. Questa storia dimostra che ancora oggi tutto questo, che molti danno per acquisito, deve essere riconquistato e difeso giorno dopo giorno. Soltanto la solidarietà fra i lavoratori e disoccupati ci può difendere da tali soprusi, che nella maggior parte dei casi vengono vissuti nel silenzio e nella solitudine.
Non solo sono stati licenziati degli operai per un fine evidentemente politico, ma le condizioni che sono state imposte agli operai della Glas Müller sono oltre ogni soglia tollerabile: oltre all'utilizzo spropositato di tirocinanti per risparmiare sulla manodopera, i lavoratori lavorano sotto telecamere che riprendono a 360° e sono costretti a firmare un foglio ogni volta che vanno in gabinetto.
Il minimo che possiamo fare è stare al fianco di chi ha deciso di uscire dal silenzio e lottare. Oggi il licenziamento ha toccato loro, ma domani può toccare a chiunque. Solo la lotta può garantirci che tali ingiustizie non si ripetano.
Oggi quando entri in Fiera pensa a quale realtà si cela dietro a un' “eccellenza” altoatesina. Fra una casa ecologicamente sostenibile e l'altra, ci sono ancora lavoratori che, dopo oltre 10 anni di lavoro, vengono cacciati solo per aver difeso i propri compagni di lavoro ingiustamente licenziati, mettendo così in discussione il dispotismo nel feudo di Christine Müller.
SOLIDARIETA' AGLI OPERAI LICENZIATI!
SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI

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