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domenica 25 giugno 2017

La fine della democrazia rappresentativa

Rispetto alle ultime elezioni amministrative genovesi, il dato che salta immediatamente agli occhi e che nessun analista politico ha potuto fare a meno di sottolineare è la massiccia astensione. Si tratta di una tendenza in atto da tempo e che va messa in relazione con le continue modifiche al sistema elettorale volte ad escludere fette sempre più consistenti di popolazione, in modo da ridurre la scelta ai soli rappresentanti della borghesia e del capitale. L'abbandono del proporzionale a vantaggio di sistemi maggioritari sempre più escludenti, la personalizzazione delle liste e l'elezione diretta dei sindaci, la pretesa necessità di dover sempre scegliere tra il meno peggio in occasione dei ballottaggi, la consapevolezza che nessun primo cittadino e nessuna giunta tutelerà mai gli interessi dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli ma difenderà sempre gli interessi delle piccole consorterie padronali locali, che decidono ed orientano i giochi in base alle proprie esigenze, stanno determinando una crisi senza ritorno dello stesso concetto di democrazia rappresentativa. Che democrazia rappresentativa è, infatti, quella che non rappresenta larghi strati di popolazione?
La destra di centrosinistra
A Genova l'esperienza fallimentare del sindaco Doria è tangibile. Il sistema di potere che ha tenuto in pugno l'ex primo cittadino durante tutto il suo mandato ha ora l'esigenza di rimanere in sella nel segno della continuità. Per questo ha scelto come candidato sindaco un Crivello, già assessore della giunta uscente, che potrà garantire la realizzazione dei progetti di privatizzazione Amiu – Iren, delle grandi opere come Gronda e Terzo Valico, delle politiche securitarie in città e tanto altro ancora di negativo per i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione. Per non perdere la partita (che vede comunque il candidato del centrosinistra sotto di una decina di punti rispetto all'avversario Bucci, del centrodestra), il PD cittadino ed i suoi cespugli chiamano i genovesi al voto facendo leva sull'antifascismo, ricorrendo al solito ricatto “o votate per noi o consegnate la città nelle mani della destra fascioleghista.”
La destra di centrodestra
Dall'altra parte, la peggiore destra che si sia mai vista in città pensa che sia venuto il momento di conquistare finalmente, dopo la Regione Liguria, anche il Comune di Genova. Questa è una destra arrogante, classista, dichiaratamente razzista e xenofoba (basta leggere le recenti esternazioni del presidente della Regione Liguria Toti riguardo agli immigrati), che non fa mistero dei propri programmi reazionari. La destra di Bucci si propone di proseguire con maggior efficacia l'opera di smantellamento dei beni pubblici iniziata dalle precedenti giunte di centrosinistra, di militarizzare il territorio in nome di un malinteso senso di decoro urbano e di una emergenza sicurezza inesistente, di sgomberare i centri sociali, di negare i diritti civili alle persone omosessuali. La sottocultura a cui fa riferimento questa parte politica si è ben manifestata durante il recente confronto pubblico tra i candidati Crivello e Bucci, quando molti sostenitori di quest'ultimo hanno inscenato una indegna gazzarra a suon di slogan truculenti e di saluti romani.
Espressione degli stessi interessi di classe
Ma questa non è altro che la riproduzione, sul piano locale, delle logiche istituzionali a livello nazionale ed europeo. I numeri dell'astensionismo crescono sempre di più in Italia (con l'eccezione di alcuni referendum) ed in molti Paesi dell'UE, perché è ormai forte la consapevolezza, nella popolazione, del primato del capitale finanziario sulla politica. Qualsiasi governo, di qualsiasi colore esso sia, deve sempre fare i conti con compatibilità ben definite che corrispondono, non a caso, agli interessi delle classi dominanti. In Italia, in particolare, l'attacco al mondo del lavoro è assolutamente bipartisan ed anzi gli ultimi governi (Renzi e Gentiloni) gli hanno impresso una decisa accelerazione, con il Jobs Act ed altri provvedimenti. Di pari passo vanno le azioni poliziesche contro chiunque tenti di organizzarsi al di fuori (ed a volte anche al di dentro) del sindacalismo tradizionale e di ribellarsi. La risposta è ormai sempre la stessa, buona per i centri sociali, la “movida” delle città, gli immigrati, gli operai: repressione. Se la sottocultura della destra di centrodestra è quella che ben conosciamo, la sottocultura della destra di centrosinistra è quella di Minniti – Noske, con la sua legge anti- immigrati ed i suoi freikorps di Stato che manganellano studenti ed operai e cercano di impedire anche la libertà di espressione, come è accaduto recentemente durante una manifestazione di Amnesty International a Roma; quella di Madia – Goering, con i suoi ignobili decreti nazisti contro i lavoratori colpevoli solo di ammalarsi gravemente; quella della “buona scuola”, della riduzione dei fondi ai portatori di handicap, del progressivo smantellamento della sanità pubblica, dei progetti di abolizione del diritto di sciopero.
Nessuna alternativa
Al ballottaggio di domenica prossima i cittadini genovesi saranno quindi chiamati a scegliere tra due destre. L'alternativa non esiste. Quella che poteva essere rappresentata dalle liste di sinistra si è suicidata politicamente nella frammentazione e nell'inconsistenza dei programmi, quella del M5S è letteralmente scomparsa (nonostante un incremento di voti rispetto alle amministrative precedenti), vittima delle proprie ambiguità e della propria autoreferenzialità. Chi ha votato queste liste ed il M5S dovrà scegliere forzosamente tra le due destre od astenersi. Chi si è astenuto dovrà decidere se ribadire la sua astensione o scegliere forzosamente tra le due destre. Tertium non datur. Questa è democrazia?
Quindi che fare?
Di fronte al ballottaggio ognuno è libero di decidere se votare od astenersi. Di chi voterà Bucci non intendiamo nemmeno parlare. Chi voterà Crivello e lo farà turandosi il naso, dovrà essere veramente consapevole che servirà a ben poco se non a credere di poter mantenere aperto un canale di dialogo con un'istituzione ostaggio delle consorterie economiche cittadine e del sistema di potere del PD genovese e che potrà, forse, ottenere qualcosa (od impedire arretramenti) sul fronte dei diritti civili ma non certo su privatizzazioni, grandi opere e quant'altro. Chi non voterà dovrà ragionare sul fatto che le massicce percentuali di astensione non sono e non saranno dovute ad una crescita di coscienza politica delle masse ma ad un sistema elettorale escludente ed alla sfiducia generale nelle istituzioni. Perché la democrazia rappresentativa è finita. In un modo o nell'altro non ci sarà comunque da cantare vittoria e l'unica strada da intraprendere sarà quella dell'opposizione politica e sociale, della costruzione di un movimento di classe che unifichi le lotte operaie nei posti di lavoro e sul territorio, che veda uniti italiani ed immigrati, lavoratori garantiti, precari, disoccupati, per la difesa dei propri interessi. Solo così si sconfiggono il razzismo, la xenofobia ed il capitale.
Genova, 23 giugno 2017
ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
Sez. Nino Malara Genova

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